Vale a dire: i racconti, le fiabe, le favole, gli aneddoti, le leggende, che in dialetto barese erano chiamati “stòrie”. Si raccontavano in modo particolare durante le fredde serate d’inverno, seduti attorno alla “frascère” (braciere) in compagnia dell’immancabile gatto accosciato sulla pedana di legno. Guerrieri invincibili, donne affascinanti, fanciulle perseguitate da streghe e salvate all’ultimo momento da un principe azzurro, uccelli fantastici, mostri, giganti, erano i protagonisti più frequenti delle favolose novelle.
Un piccolo «teatro» casalingo, per voce recitante, per la gente dei bassi strati della popolazione, faceva le veci del cinematografo, della radio, della televisione.
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