Gli accenti e le parole accentate
Seguendo gli articoli intitolati nel canale «Dialetto» categoria “La lèngua noste” (grammatica), si è notato che proponendo l’attuale modello di grafia abbiamo preferito evidenziare le vocali toniche con l’accento grave (`) per indicare, come ha scritto anche Alfredo Giovine, nel suo libro di grammatica: «L’accento grave posto sulla vocale tonica indica sempre e soltanto la sillaba che ha l’accento principale della parola. Pertanto non si intende distinguere le vocali aperte da quelle chiuse, in quanto anche una tale distinzione non riuscirà mai a rappresentare il valore fonico dei vari fonemi dialettali» e «… il non Barese non saprà pronunciare correttamente il dialetto barese, neanche se sorretto dai più scrupolosi segni diacritici».
Abbiamo pure riscontrato che la maggior parte delle parole, sono pronunciate sempre con suono aperto o largo, a differenza di altri dialetti pugliesi che, a giusta ragione, adoperano nell’uso corrente anche l’accento acuto (΄) e, in certi casi, l’accento circonflesso (^) dovuto a una grafia e pronuncia distinta dal barese.
L’accento acuto è inserito solo in due distinte voci: “néve” (nuovo) per contraddistinguere da “nève” (neve) e “ré” (nota musicale) per differenziare da “rè” (re).
L’uso del solo accento grave è dato dalla consapevolezza, come descritto sopra, che nessun linguaggio dialettale sia unico foneticamente, al contrario, è ricchissimo di suoni diversi e risulta diverso anche fra persone dello stesso nucleo. Utilizzare un sistema semplice, per tutti comprensibile e molto vicino all’ortografia italiana, consente di diffondere l’uso della scrittura e della lingua barese a un pubblico più vasto possibile.
Semplificando di molto la grafia si sono ottenuti già ottimi risultati attraverso le seguenti pubblicazioni: «Calannàrie Barèse», giunta alla diciassettesima edizione consecutiva (1997-2013) e «Core de BBare» (antologia della poesia dialettale barese), maggio 2008 e novembre 2009 (2ª edizione) ideati e realizzati dal sottoscritto. Il prezioso libro «Il Dialetto di Bari» diAlfredo e Felice Giovine stampato nel dicembre 2005, e «U Corrìire de BBàre», il noto mensile curato da Felice Giovine notando un maggiore interesse e familiarità per la nostra lingua barese. Dall’otto maggio 2012, giorno ufficiale della costituenda «Accademia della Lingua Barese “Alfredo Giovine”», ulteriori studi e approfondimenti incoraggiano ancor più la semplificazione della scrittura barese.
Parole accentate
Vanno accentate tutte le parole, eccetto quelle che non possono essere lette diversamente (pasce, pulpe, vase, varche, cange, felisce, disce, ecc.) e, non vi sia dubbio per la pronuncia.
Vanno accentate alcune parole omofone (stesso suono, diverso significato), come:
1) nù (noi), per distinguerlo da nu (uno);
2) vù (consonante v) da vu (voi);
3) dù e dò (agg. numerali cardinali masch. e femm.), da du e do (prep. articolate: del, dal);
4) sò (sono), da so (sua/sue);
5) stà (c’è), da sta (questa);
6) mà (mai), da ma (ma, congiunzione);
7) vìte (vedi), da vite e Vite (vita e Vito).
Si è voluto eliminare quegli accenti ‘superflui’ dopo ben dieci anni dalla pubblicazione della grammatica «Il Dialetto di Bari» e dai continui studi dell’«Accademia della Lingua Barese “Alfredo Giovine”», che in questo primo decennio diffondendo nozioni di grammatica su giornali, periodici di Bari e su alcune recenti pubblicazioni, spiegando più volte con continui esempi dell’importanza della vocale (e) tonica e atona, crediamo che i tempi sono maturi per incominciare a leggere parole senza accenti che non possono dare adito a equivoci di pronuncia. Ciò non deve far pensare a chi vuol continuare a usare gli accenti, cosiddetti superflui, può inserirli comodamente ed eliminarli quando sarà sicuro di scrivere e, soprattutto leggere, il barese speditamente.