Il trattino (-) al contrario della virgoletta è posto tra due consonanti all’inizio di un vocabolo per indicare che elementi diversi vanno letti uniti (tratto d’unione) come se fossero una sola parola, quindi serve solo a indicare che la parola va pronunciata tutta di seguito, in una sola emissione di fiato: n-ziamà (non sia mai), n-dramèndre (nel frattempo; nello stesso tempo), n-dutte (del tutto; in tutto), m-bbonde (alla punta; in punta; in fondo), n-guèdde (addosso: composto di a e dosso), ecc. In modo specifico, quando il vocabolo è preceduto dalla preposizione (in). Es.: n-galde (in caldo), n-gape (in testa), n-gìile (in cielo), n-guèrpe (in corpo), n-zalze (in salsa), n-zine (in seno), n-zùunne (in sonno), n-dèrre (in terra, a terra, per terra, «da terra» invece fa unico vocabolo “da ndèrre o Paravìse” «da terra al Paradiso»), m-baravìse (in paradiso), ecc. La (n) in barese si tramuta in (m) davanti alle consonanti (b), (f), (p): m-mocche (in bocca), m-bbacce (in faccia), m-bbìitte (in petto), ecc. Nei sopraesposti esempi è chiaro che la (n) o la (m) dialettale quando fa parte di una locuzione che in italiano inizia con la preposizione semplice (in), si scrive correttamente sempre con il trattino: (n-), (m-). Il segno grafico in questione s’introduce anche tra la particella «ci» (chi) seguita da parola che inizia con la vocale (a): ci-ammène prime, ammène dò volde (chi colpisce l’avversario in anticipo colpisce due volte), con l’aggiunta di un’altra particella pronominale «u» (lo): ci-u sape? (chi lo sa?) si scrive anche ci u sape. Con la «u» prostetica: u-amìche (amico), u-abbìnde (riposo), u-acìidde (uccello), u-armàdie (armadio), u u-ore (l’oro), u-attàne e u u-attàne (il padre). La stessa norma viene rispettata, quando si scrive «ngi» seguito dalla parola che inizia con le vocali “a” e “u”:ngi-ammenàte (gli aggiungete), ngi-u sciàm’a ddisce (glielo andiamo a dire), ecc.
Il trattino non va inserito, quando è vocabolo come nei lemmi: mbbatte (infatti), ndrète (indietro), ngùdene (incudine), nzìime(insieme), ngatenàte (incatenato), nzalàte (insalata), nzomme (insomma); nzulze (insulso), ecc. Si scrive senza trattino anche le seguenti voci: nderrèse (tornese), ndrettegghià (attorcigliare; contorcere), ngocche (qualche), nguàlche (qualche), nzerràgghie(serratura), nzite (vaccinazione antivaiolosa), ecc.
Dai precedenti esempi si è notano che tutte le consonanti sorde: (c), (p), (t) e la (s) non impura, precedute da un (n), si sonorizzano in: «ng», «mb», «nd», «nz».