Raffaele Armenise

Pittore, incisore, affreschista

Raffaele ArmeniseRaffaele Armenise battezzato con altri due nomi: Giuseppe e Vincenzo, terzo di otto figli, nacque a Bari il 19 marzo 1852. ‘Faele’ (così era affettuosamente chiamato dai familiari e dagli amici) sin da fanciullo mostrò inclinazione al disegno. Il padre Mauro lo assecondò affidandolo a Francesco Paolo Fato, perché imparasse il disegno ornato; ma questi si accorse che il giovinetto aveva disposizione nel disegnare la figura e lo consigliò al maestro Nicola Zito, dal quale  apprese i primi studi. A diciassette anni, Armenise s’iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Napoli e per sei anni frequentò i corsi diretti da Domenico Morelli, Federico Maldarelli e Filippo PalizziA ventitré anni aprì uno studio a Capodimonte nell’ospitale casa dei Lauria iniziando la vasta produzione di quadri aneddotici e di genere, spesso con figure in costume. Nel 1880 è presente con le sue opere «La prova del veleno» e «I libertini» all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino. L’anno dopo si trasferì a Milano dove strinse forte amicizia col ricco pittore Borzino che gli diede in sposa la giovane figlia Lia. Il Borzino fu titolare del più importante stabilimento oleografico del tempo e Armenise non si fece sfuggire l’occasione d’intraprendere l’attività di incisore e di illustratore divenendo nel capoluogo lombardo anche un noto artista dell’incisione e dell’illustrazione di giornali e libri. Quindi, sotto la guida del suocero si dedicò ampiamente all’incisione e riproducendo i suoi quadri contribuì a rendere ancor più popolare il suo nome e la sua arte; particolarmente con la collaborazione artistica a ebdomadari del tempo, fra cui il ‘Poliorama Pittoresco’ di Napoli e ‘L’Illustrazione Italiana’ quest’ultimo il più diffuso e importante periodico edito dai fratelli Treves che lo chiamarono nel 1885 insieme a E. Dalbono, F. Matania e altri ad illustrare il volume «Napoli e i Napoletani» di Carlo Del Balzo.

Nel 1883 espose a Roma altri suoi lavori «Chi è sazio non teme il digiuno» e «I compari di san Giovanni», quest’ultimo dipinto fu così gradito, così simpatico, che non fu dato vederlo senza provare un senso di compiacimento, senza sentirsi attratti a fermarsi e guardarlo. La scena è graziosa, ogni figura ha la sua espressione e il suo valore. Un quadro di genere, ma del genere buono, poiché mostra una scena caratteristica di costumi moderni in tutta la loro efficacia. Un dipinto attraente, il che spiega la facilità con cui fu scelto e acquistato dalla Galleria Mitchell di New Orleans, dove, in seguito finirono altri due dipinti «La famiglia del cieco» e «La povertà derisa».

Ancora a Torino, nel 1884, espose «La visita di Sua Eminenza», acquistata dal Museo Revoltella di Trieste.

Nell’anno 1887, si aggiudicò la medaglia d’oro del Ministero Agricoltura Industria e Commercio, grazie a una serie di riproduzioni dei suoi dipinti esposti all’«Esposizione Internazionale Fotografica» di Firenze.

L’anno dopo espose a Londra con altre fototipie dei suoi quadri eseguite con la collaborazione di Quintino Michetti.

Nel 1891, alla Prima Triennale dell’Accademia di Brera, di cui fu socio onorato, fu presente con «I racconti di Terra Santa» e «La festa del paese» ripetutamente riesposto altrove e premiato. L’anno seguente alla mostra allestita a Genova per il quarto centenario di Cristoforo Colombo, partecipò con «Il vino fa cantare», «Fra buoni amici» e «La festa del paese».

Il 1° luglio del 1900 partecipò alla memorabile ‘Mostra Provinciale’ di Commercio e Arte di Bari dove fu allestito uno speciale padiglione per l’esposizione di tele dei più rinomati artisti pugliesi viventi e no dell’Ottocento; spiccò la sua tavolozza smagliante con la grande tela «Un ricco battesimo sotto Luigi XV», premiato con medaglia d’oro dal Ministero dell’Educazione.

Nel supplemento del 28 luglio 1900 dal titolo ‘Bari nel 1900’ del periodico ‘Risveglio’, l’opera dell’Armenise viene omaggiato dall’avvocato Giuseppe Re David (fu sindaco di Bari dal 20-10-1894 al 24-05-1898 / dal 21-03 all’ 8-08-1904).

«In questo grande quadro, disegnato da un maestro e trattato con magnificenza signorile, è specialmente notevole un gruppo di tre persone, due uomini e una donna, che occupano, a destra, il primo piano della tela; un gruppo in cui l’Armenise ha trasfuso tutti i tesori della sua tavolozza, si che il velluto e la seta e il raso di cui i tre personaggi sono vestiti, sembrano, per usare a proposito una frase dannunziana, “vivere”, tanto la morbidezza delle stoffe, in una magnifica luce, si stacca dal fondo (…) Sui gradi della chiesa accanto al neonato, per cui è la festa, un cardinale dispensa sorrisi e l’anello al bacio, e nell’insieme vi è tanta vera animazione in tutta la scena, che contrasta mirabilmente con la facciata della chiesa».

Nel 1906 a Milano inaugurandosi la Galleria del Sempione, presentò «Le grotte di Polignano» e «La processione»; nel 1908 alla Quadriennale di Torino partecipò con una «Pesca sul lago» e «Rattoppando la rete».

Dall’undici marzo al quindici maggio 1917 fu inaugurata la prima mostra d’arte pugliese nel foyer del Teatro Margherita Raffaele Armenise fu designato comitato d’onore, per l’occasione espose «Bozzetti per la cupola del Petruzzelli», «Faust», «Studio di paesaggio», «Ritratto». Nel 1924, a Bari, partecipò alla ‘Prima Biennale d’Arte Meridionale’ con due quadri: «Ponte vecchio a Polignano», olio su tela conservato nella Pinacoteca Provinciale di Bari e «Grotte a Polignano» del 1906.

Ritornando indietro e fermandoci nel triennio 1901-1903, furono gli anni della sua grande opera pittorica. Il capolavoro che lo fece conoscere più profondamente ai suoi concittadini e al mondo artistico fu il pregevole sipario del Politeama Petruzzelli raffigurante l’ingresso nella città di Bari del Doge Orseolo II fra l’osanna del popolo barese che inneggia al liberatore, nel ricordo della storica impresa del 18 ottobre 1002, quando i veneziani portarono aiuto alla città di Bari stretta d’assedio dai Saraceni e vicina a capitolare (fare clic su canale  «Folclore», categoria “Vìdua Vìdue”, articoli <Prima e Seconda parte>). Pure la decorazione della volta del massimo teatro di Bari, che è divisa in quattro segmenti, sono affreschi capolavori dell’Armenise dove furono rappresentate: «Il Carro di Tespi», «Una gara di corridori ai giuochi olimpici», «Il Torneo Medievale» e «La Corrida». Purtroppo l’incendio del teatro avvenuto all’alba del 27 ottobre 1991 fece crollare la cupola, distrusse palchi e platea, gli arredi, gli affreschi e il telone del pittore barese.

Sipario - Teatro Petruzzelli 14.02.1913
Sipario – Teatro Petruzzelli 14.02.1913

Sempre nel Politeama, al centro del soffitto del foyer, fortunatamente si è salvato dall’incendio uno splendido quadro che rappresenta «La Musica, il Ballo e la Poesia». Un altro soffitto rappresentando «Le Muse» è nel ‘Salone delle Feste’ del Circolo Unione, al piano del Teatro. L’opera di Raffaele Armenise dal punto di vista tecnico molta sicura, è caratterizzata da un gusto spesso alquanto facile, che contribuì non poco all’oblìo che avvolse già negli ultimi anni di vita.

Morì a Milano il 12 gennaio 1925 (altri riportano il giorno 14)* all’età di settantatré anni stroncato da infarto, fu sepolto nel cimitero di Malgrate (provincia di Lecco), la tomba è ben visibile col busto dell’Armenise, opera dello scultore E. Astorri.

Definito «innamorato cantore del paesaggio pugliese, forte ritrattista, e se anche non raggiunse vertici sublimi, seppe far onore alla sua città e alla sua Puglia. Dopo la sua morte, si addenserà il silenzio e, col silenzio, un immeritato oblìo». Così chiude Giuseppe Lucatuorto (1907-1999), professore di storia dell’arte, giornalista, narratore e saggista, nel suo libro dedicato a Raffaele Armenise.

Bari gli ha intitolato una strada al rione Carrassi che va da Corso Benedetto Croce a Viale della Repubblica. Nella pinacoteca provinciale di Bari, che ha sede nel Palazzo della Provincia, sono conservati ben 33 opere di Raffaele Armenise, una discreta collezione di ritratti, tele, disegni e schizzi.

* «La morte di Raffaele Armenise», La Gazzetta di Puglia, martedì 13 gennaio 1925. Notizie giunte da Milano recano la improvvisa morte di Raffaele Armenise. Il grande pittore pugliese ha compiuto nobilmente la sua giornata. Della sua opera avemmo occasione di parlare durante l’ultima Biennale Meridionale in cui egli espose magnifiche tele tutte pervase da un senso di freschezza e di poesia; vorremmo dire più ampiamente della sua vita e della sua morte, ma non possiamo in una breve nota di cronaca. Raffaele Armenise apparteneva a quella schiera di artisti che vissero e svilupparono la loro sensibilità nel periodo che va dal Dallono al Morelli. I suoi quadri furono accolti in tutte le più grandi esposizioni e restano nelle gallerie e nelle pinacoteche ad attestare la genialità del suo temperamento artistico. Bari ha la rara ventura di conservare nel suo grande teatro lirico la espressione più alta della sua arte. Aveva 73 anni, ma conservava ancora intatto il suo spirito giovanile e battagliero. La morte di Raffaele Armenise è tutto del mondo artistico, ma più della nostra città ove egli ebbe i natali e di dove mosse i primi passi per quella via che doveva condurlo alla gloria. sulla sua tomba, noi ci inchiniamo reverenti.

Cronologia: Repentinamente spirava ieri, alle ore 11:00 il pittore Raffaele Armenise. Milano 12 gennaio 1925.

Bibliografia ed emerografia: Gazzetta delle Puglie, «La morte di Raffaele Armenise», Bari, 13-01-1925; Alfredo Giovine, «Calendario Storico della Città di Bari», Biblioteca dell’Archivio delle Tradizioni popolari Baresi, Bari, 1965; Giulio Petroni, «Della Storia di Bari», (1860-1895), vol. III, pagg. 415-417 Arnaldo Forni Editore, Bologna, 1976; Pinacoteca Provinciale Bari «Le collezioni dell’800 e primo 900», Ed. Grafischena, Fasano (BR), 1977; Giuseppe Lucatuorto «Raffaele Armenise», Schena Editore, Fasano (BR), 1987; Pasquale Sorrenti, «Pittori, Scultori, Architetti e Artigiani Pugliesi dall’antichità ai nostri giorni», Levante Editore Bari, 1990; Michele Cristallo, «Teatri di Puglia», Adda Editore Bari, 1993; Gigi De Santis, «Calannàrie Barèse Dumìle e ccinghe», Edizioni del Tirso, Bari 2004; Gigi De Santis, «Diatèrze, nestèrze, aiìre (date storiche e cronache baresi)» voce Gennaio, Don Dialetto.it, Bari (2006-2012)

Foto: Libro «Raffaele Armenise», Giuseppe Lucatuorto, Schena Editore, Fasano (BR), 1987;  fototeca, «Archivio Bari Don Dialetto – Lingua – Storia – Folclore», Gigi De Santis, Bari (1976-2016).